Il testo dell’intervento di Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese assassinata nell’ottobre 2017, in occasione della premiazione di Paolo Borrometi, direttore de laspia.it, durante la Cerimonia di Premiazione della 58° edizione de Il Premiolino:

Daphne era una delle più note e seguite giornaliste a Malta. Il suo blog, Running Commentary, era la fonte più popolare di notizie.
Tanto che, il 16 Ottobre del 2017, in tanti si sono rivolti al suo blog per avere conferma della sua morte: Daphne è stata ammazzata con un’autobomba proprio davanti alla sua casa.
Il suo assassinio è correlato alla corruzione del potere e alla mancata protezione della libertà di stampa. E ciò porta alla constatazione che l’Europa non è più un luogo sicuro per i giornalisti.
È una cosa buona che Paolo Borrometi sia protetto dallo Stato, ma comunque è terribile il fatto che questo  sia necessario.
Il Signor Borrometi non è un eroe, è una persona normale che aveva una vita normale e che ha fatto un lavoro straordinario. Perché deve pagare per questo con la sua libertà? Non è una situazione normale.
Dovremmo pensare che ciò non riguarda soltanto Paolo Borrometi, ma tutti noi. È attraverso il lavoro giornalistico che siamo informati e controlliamo il potere.
Tuttavia, concentrare l’attenzione soltanto su un giornalista minacciato non consente di avere il quadro completo. Dobbiamo pensare a come si può colmare il vuoto dei sistemi di protezione.
La responsabilità di proteggere un giornalista spetta in prima e ultima istanza allo Stato, che ha l’obbligo preciso di proteggere i diritti, tra cui il diritto alla vita e il diritto di sapere.
Non dobbiamo stare dietro ai giornalisti cosiddetti ‘eroi’, ma al loro fianco. Tocca a noi, come cittadini, chiedere ai politici di effettuare i cambiamenti necessari.
Ciò che sappiamo è che processare i criminali rende un ambiente più sicuro per i giornalisti. L’impunità sistematica per i crimini espone i giornalisti a rischi maggiori e crea anche un ambiente in cui gli attacchi ai giornalisti vengono percepiti come la normalità.
Ci sono diversi modi in cui possiamo proteggere i giornalisti e, quindi, il nostro diritto di sapere.
Attuare le raccomandazioni del Consiglio d’Europa sulla protezione e la sicurezza dei giornalisti.
Rafforzare il monitoraggio transnazionale delle minacce sui giornalisti.
Legiferare per proteggere l’identità dei giornalisti che esercitano il diritto di accesso agli atti.
Creare consorzi transnazionali dei giornalisti, come hanno fatto per il Daphne Project.
Infine – e a me sembra il fattore più importante – mettere fine all’impunità.
Come ci ricorda la scritta nelle aule di giustizia italiane: “La legge è uguale per tutti”. E non ci devono essere eccezioni.

Corinne Vella                              .              .

Firma Vella